Se la moda è sostenibile
Stilista olandese che sta facendo parlare di sé. È a Firenze per un workshop targato Ied e l'anno scorso ha vinto il suo primo Dutch fashion award
È una big della moda sostenibile internazionale, corteggiata dai brand di mezzo mondo e amatissima da chi al fashion system preferisce i brand di nicchia che puntano sulla qualità. Conny Groenewegen, stilista olandese che sta facendo parlare di sé per la sua attenzione al lato sostenibile del fashion design, è a Firenze per un workshop targato Ied – Istituto europeo di design - e per una visita a Pitti Immagine, al quale aveva già partecipato in passato. Con la sua tecnica e la sua attenta ricerca attraversa il confine che separa la moda dall'arte e lancia sfide per un futuro che guarda all'abbigliamento in maniera più consapevole. L'anno scorso ha vinto il suo primo Dutch fashion award – importante premio che ogni anno viene consegnato alle promesse del design olandese – e ha già all'attivo collaborazioni con Alexander van Slobbe, Yoshiki Hishinuma e col il collettivo Droog design. Insomma, una star.Attenzione alla tradizionale e nuove tecnologie, sono questi i segreti della moda di domani? «Penso che siano una bella accoppiata. La tradizione è qualcosa che abbiamo ereditato, come voi italiani sapete bene. I lavori realizzati seguendo le regole della tradizione portano una firma che li rende unici e che racconta a chi li vede chi siamo veramente. Nelle tecnologie invece stanno le soluzioni per il futuro, confini da trovare e spingere più in là, nuove risposte a nuove domande. Dovremmo sempre tenerle in considerazione entrambe».
Come pensa cambierà la moda nei prossimi venti anni? «Negli ultimi quindici anni abbiamo visto le grandi catene come H&M e Zara, conquistare le nostre città. Hanno accelerato la velocità con cui uno stile passa dalla passerella alla strada da tre mesi ad un giorno. Le gerarchie nella moda sono cambiate o scomparse grazie all'uso di internet e in particolare dei social network come Facebook, che permettono a tutti di cambiare la propria identità da un giorno all'altro. Lo stile sta diventando più personale e questo consente al consumatore di essere più emancipato, informato e critico. Se da una parte ci sono i grandi marchi a monopolizzare la scena, dall'altra i piccoli brand hanno bisogno di trovare piccole nicchie di mercato e focalizzare l'attenzione su ricerca e sviluppo in modo da servire un ristretto numero di consumatori che si sono stufati dei del “fast fashion”».
Quali sono i materiali con cui lavori abitualmente? «Lana, angora e seta. Era già stata a Firenze? Cosa pensa della città? Firenze è magica e durante Pitti Immagine diventa ancora un luogo ancora più vibrante, dinamico e internazionale, nel quale si respira moda».
E cosa pensa della scena modaiola italiana? «Cosa penso? Sono tutta orecchie».
08 gennaio 2013
(modifica il 09 gennaio 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA